lunedì 15 aprile 2024

Fatti per il di più...

At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35

Noi mangiamo e beviamo ed ecco che subito dopo abbiamo di nuovo fame e sete. Nulla pare sfamarci veramente. Il nostro tentativo di raggiungere una qualche pienezza di vita sembra destinato sempre ad infrangersi nella morte. Eppure Gesù insiste: chi mangia di questo pane non avrà più fame. Il pane di Dio, Colui che discende dal cielo, da la vita al mondo. E ancora: chi mangia di questo pane non morirà mai. Le parole di Gesú non descrivono nulla di limitato dalla realtà di questo mondo, ma rivelano come questo nostro esistere nel mondo è aperto e proiettato a una verità ben più grande, a una attesa che supera ogni aspettativa.

Anche io a cercarti ...

Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29

Il segno (miracolo) dei pani dei pesci è stata la vera notizia sconvolgente di quei giorni in Galilea. A quei tempi non c'erano canali di informazione come oggi, non c'era internet o altri social ma dopo quel segno tutti ne parlano e come dice il vangelo, tutti si mettono a alla ricerca di Gesù. Ed ecco Gesù mette tutti di fronte a una domanda che potrebbe essere questa: "ma perché mi cercate?" Ma noi lo cerchiamo? E se lo cerchiamo, perché lo cerchiamo?
Anche noi rischiamo di passare la vita tra un miracolo e l’altro tralasciando del tutto la fede in Gesù Cristo. La fede non si genera nelle esperienze dello straordinario, ma nell'ordinario quotidiano.

domenica 14 aprile 2024

Professiamo la vita

At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1 Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

Tornato da Israele, è bello leggere questo Vangelo con lo sguardo e il cuore ancora in quei luoghi che anche oggi sono eco della vita di Gesú, ma soprattutto della sua morte in croce e della risurrezione.
Racconti, meglio direi testimonianze oculari di incontro con colui che era morto sulla croce e che risorto dalla morte è stato riconosciuto e incontrato come vivo, come il vivente.
In quell'esperienza di limite dei discepli, quella di paura e tradimento ... perché questo è ciò che provarono i discepoli in quei giorni dopo quei fatti ... accade qualcosa che rimette tutto in gioco. La vita di quelle persone cambia, inizia un vero processo di conversione, di remissione dei peccati, e proprio lì a Gerusalemme, dove il male, la paura e la morte avevano espresso il massimo della loro efficacia.
Oggi la realtà non è molto diversa per i credenti, per quei cristiani palestinesi che sono discendenti di quella comunità delle origini: la guerra, la paura, l'odio, l'ostilità, la vendetta che caratterizza anche il nostro tempo, è proprio il spazio in cui egli vivo vuole interagire con noi e con la realtà. Non vuole essere un semplice ricordare, una immagime - seppur belle - non vuole essere uno spirito celeste, un fantasma ...
Ebbene, gli evangelisti ... tutti ... secondo il loro modo personale, sono concordi nell'affermare e attestare che lui, il Sgnore non solo è risorto, ma in un qualche modo è vivo, è vivo concertamente e realmente. I verbi vedere, toccare sono i verbi della risurrezione ... e vogliono descrivere una esperienza reale e non fittizia.


Il Risorto tessere la sua vita con la nostra e imprimeregli il sigillo dell'eternità.

È questa la mostra fede, quanto prifessiamo ogni domenica recitando il Credo; la risurrezione appartiene alla nostra natura umana, e siamo realmente destinati a una vita che non ha fine. Il brano di oggi, sottolinea tre aspetti propri della sisurrezione:


Il primo aspetto è l'insistenza circa la sua concretezza: non è un fantasma, mangia e beve quello che gli si offre. Gesù alla sua Chiesa promette la sua presenza fedele, dentro la storia: una storia che non sarà meno drammatica della sua, ma che potrà contare su di Lui e sui suoi doni sempre, perché lui c'è ed è vivo.

Il secondo aspetto sta in queste parole: “… aprì loro la mente per comprendere le scritture”. La risurrezione ci aprei l mente, il cuore, la vita. Gesù si ferma con loro e riflette sulla storia della salvezza, così come è narrata dalle Scritture. Gesu apre: il cielo si apre, il centurione si apre alla fede, i sepolcri si aprono. Gesù risorto continua ad aprire: cioè fa vedere ciò che veramente è la vita, ovvero una continua Pasqua.

Il terzo aspetto è che la Chiesa è chiamata a partire; partire da Gerusalemme per annunciare la conversione e il perdono. Partire per essere in tutto il mondo ... occasione di cambiamento della vuta (conversione) e perdono (misericordia).

sabato 13 aprile 2024

Abbiamo paura pure noi

Atti 6,1-7 e Giovanni 6,16-21

Abbiamo paura anche noi? Come i discepoli nella tempesta dimostrano tutta la loro umana paura, non tanto di morire affogati nel mare, quanto piuttosto, hanno paura nel vedere Gesù che cammina sulle acque. Vedere Gesù che viene incontro a loro non consola ma causa turbamento: hanno una paura immediata. È la paura di Dio. Ciascuno di noi conserva dentro di sé una fondamentale paura di Dio: "non sarà che mi chieda qualcosa di strano, qualcosa che cambi il mio mdo di vivere e le mie scelte?" Meglio stare a distanza ... magari navigare con fatica nella tempesta, ma meglio tenerlo a distanza di sicurezza! Ma chi ci salverà poi dalla paura della morte? Perché arriverà anche la morte, camminando nella tempesta del vivere quotidiano.

venerdì 12 aprile 2024

Pane di vita e risurrezione

Atti 5,34-42 e Giovanni 6,1-15

In modo provocatorio, la liturgia pasquale richiama e lega le apparizioni del risorto, con il capitolo giovanneo del pane della vita, che ha il suo inizio nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Era vicina la Pasqua dei giudei", quasi a sottolineare come tutto questo ha a che fare con la Pasqua, non è un semplice atto straordinario, non è un miracolo. La risurrezione è in modo concreto prefigurata nel pane che nutre la vita, perché Gesù è il vero nutrimento, Egli è il pane che non va perduto ma che dura per la vita eterna. Egli fa entrare gli uomini in una logica di gratuità e sovrabbondanza, che supera ogni calcolo puramente umano dei discepoli e costituisce per loro e per noi una prova di fede.

giovedì 11 aprile 2024

In ascolto di Gesú, ascolto dello Spirito.

Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36

Questo brano del vangelo di oggi, in un modo un poco ermetico, svela in gergo giovanneo l'itinetario terreno di Gesù che si compie nell'innalzamento sulla croce.
Questo itinerario del Verbo che era nel seno del Padre, che si è fatto carne e che risale al Padre nell'atto di essere elevato sulla Croce, prende espressione concreta nella Parola di Dio, ossia l’ultima definitiva e insuperabile comunicazione di Dio all’uomo. È la Parola, Verbo fatto carne, che dona, esprime e realizza nel tempo e nella storia lo Spirito senza misura ..., e così facendo genera la comunità dei figli di Dio. Chi ascolta lo Spirito comprende tutto questo.

mercoledì 10 aprile 2024

Battezzati, immersi, amati.

Atti 5,17-26 e Giovanni 3,16-21

Gesù continua il dialogo con Nicodemo, ma lui si dimostra incapace e scompare; in realtà è un artificio narrativo per il quale ora, gli interlocutori di Gesù restiamo solo noi. Le parole di Gesù interpellato direttamente il segno del Battesimo nel quale siamo diventati cristiani. Nel battesimo, immersi nell'acqua e nello Spirito effuso dal Cristo crocifisso, siamo resi figli; cioè partecipi di quell'amore che solo Dio Padre rappresenta. Lì infatti Dio si mostra come il Padre che ama talmente gli uomini da donare loro il Suo figlio unigenito. È questo amare che Gesu vuole farci comprendere e soprattutto sperimentare.